Oggi ho letto il libro:
Flow. Psicologia dell’esperienza ottimale.
L’avevo comprato perché leggendo la parola Flow pensavo fosse un libro sul flusso e l’organizzazione, la programmazione del lavoro eccetera invece è scritto dallo psicologo:
Mihaly Csikszentmihalyi
E il concetto principale è il raggiungimento della felicità tramite il flusso.
La mia “scoperta” era stata che la felicità non capita. Non è la conseguenza della fortuna o del caso. Non la si può comperare con il danaro o ottenere per forza con il potere. Non dipende dagli eventi esterni ma piuttosto da come noi li interpretiamo.
Eppure non possiamo trovare la felicità cercandola deliberatamente.
“Domandati se sei felice”, ha scritto J.S. Mill, “e smetterai di esserlo.”
È con il coinvolgimento totale in tutti i dettagli della nostra vita, sia buoni sia cattivi, che troviamo la felicità, non sforzandoci di cercarla intenzionalmente.
Lo psicologo austriaco Viktor Frankl ha riassunto perfettamente questo concetto nella prefazione del suo libro Alla ricerca di un significato della vita: “Non puntare al successo, più lo cerchi e ne fai il tuo obiettivo, più ti sfuggirà. Perché non si può inseguire il successo, come neppure la felicità; deve essere una conseguenza… l’effetto secondario non intenzionale di quando una persona si dedica a un’impresa più grande di lei”.
Per essere veramente soddisfatti non occorre diventare magri o ricchi, ma essere contenti della vita che si conduce.
Quando alcuni dei nostri bisogni sono temporaneamente soddisfatti cominciamo subito a desiderare qualcos’altro.
Questa insoddisfazione cronica è il secondo ostacolo che si oppone all’appagamento.
Per affrontare questi ostacoli, ogni cultura, nel corso del tempo, elabora meccanismi di protezione come le religioni, le filosofie, le arti e le comodità che ci servono per difenderci dal caos. Ci aiutano a credere di controllare quello che succede e ci danno le ragioni per accontentarci di ciò che abbiamo.
Non c’è alcun problema intrinseco nel nostro desiderio di porci degli obiettivi sempre più ambiziosi, purché apprezziamo gli sforzi per raggiungerli.
Flow. Psicologia dell’esperienza ottimale, la trama:
Flow è un classico fondamentale della psicologia contemporanea. Pubblicato per la prima volta nel 1990 (e in Italia da lungo tempo assente dal mercato), oggi è sempre più riscoperto, citato e studiato come caposaldo della psicologia positiva.
Le persone raggiungono la massima felicità quando sono in uno stato di “flow”, cioè di totale concentrazione e assorbimento in un’attività.
Una sensazione simile alla trance agonistica. Forse per questo, negli anni, il concetto di flow ha avuto tanto successo in ambito sportivo e nel coaching, diventando così popolare al giorno d’oggi. Con la consapevolezza e le giuste conoscenze, l’esperienza ottimale può essere ricercata e controllata, diventando uno strumento per sbloccare risorse che consentono di dare il meglio di sé.
Ma vivere singoli episodi di questo tipo è solo un primo passo: se si riesce a legare la propria esistenza a una finalità potente, allora la vita stessa può divenire un unico lungo flow in cui tutte le esperienze sono interconnesse e ordinate.
Questo, ci dice Csíkszentmihályi, è lo stato di felicità più alto che possiamo sperimentare.
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