Alessandra Minello Non è un Paese per madri.
Viviamo in un Paese in cui la maternità è un percorso ad ostacoli cui si arriva tardi, se ci si arriva, e che crea oggettivi svantaggi nella vita lavorativa.
Il mito della maternità. La madre è depositaria unica della virtù della cura, schiacciata dal peso della perfezione, dalle responsabilità e dal senso di colpa.
l’Italia soffre oggi del cosiddetto fertility gap, la differenza tra il numero di figli desiderati e la fecondità realizzata. Perché le donne diventano madri sempre più tardi.
Le aspettative rispetto al benessere dei figli sono più alte, le richieste in termini di risorse economiche, ma anche emotive, sono cresciute.
È diffusa la cosiddetta status anxiety, l’ansia che per i figli sia necessario creare e ottenere uno status sociale, un benessere uguale o superiore rispetto a quello dei genitori.
Mentre le donne con bassa e media istruzione frequentemente lasciano il lavoro quando hanno un figlio, per le donne altamente istruite le penalità arrivano in termini di rallentamenti della carriera rispetto agli uomini e a chi non ha figli.
Il legame tra partecipazione femminile al mercato del lavoro e fecondità, infatti, è ora diretto: lì dove le donne lavorano di più, nascono più bambini.
I Paesi occidentali vivono da decenni la gender Revolution, il processo di riequilibrio del potere tra i generi, che si compone di due fasi.
Nella prima fase sono le donne a conquistare un posto nello spazio pubblico, partecipando al mercato del lavoro retribuito, ricoprendo ruoli sempre più importanti dal punto di vista gerarchico nei luoghi di potere.
Nella seconda fase è l’uomo ad essere agente attivo, prendendo parte al lavoro di cura e ritagliandosi uno spazio più importante tra le mura domestiche.
Se la prima fase si gioca fuori casa, la seconda si gioca in casa. Se nella prima la spinta viene data dalle donne, per la seconda il cambiamento deve essere principalmente maschile.
In Italia siamo fermi alla prima fase, nella quale, peraltro, arranchiamo.
L’Italia non è un Paese per madri oggi, ma non è detto che non possa diventarlo domani.
Alessandra Minello Non è un Paese per madri, la trama:
In Italia nascono sempre meno bambini, aumentano le donne senza figli, chi diventa madre lo fa sempre più tardi.
Perché una dimensione della vita che dovrebbe essere semplice è diventata così complicata?
Per rispondere bisogna affrontare sia gli aspetti culturali sia quelli strutturali che pesano sulle spalle delle italiane.
Tra i primi, il mito della maternità che esercita una pressione fortissima nel nome di un ideale di perfezione.
Tra gli aspetti strutturali, mancanza di servizi per l’infanzia, congedi parentali non equamente distribuiti e incertezza lavorativa.
In questo saggio – informatissimo e ricco di dati – idee e proposte per superare la crisi demografica e per immaginare una società in cui vita professionale e vita privata siano in armonia.
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