Principesse: Eroine del passato, femministe di oggi.
Questo libro mi ha fatto ricordare perché da bambina odiavo le principesse, non mi sono mai voluta vestire a Carnevale come una di loro.
Non ho mai indossato niente di Rosa (colore che mio figlio First adora!) odiavo le Barbie e a quelle che mi regalavano tagliavo sempre i capelli corti.
Tutto questo perché ai miei tempi, stiamo parlando degli anni ’80 i cartoni animati dei maschi e giocare con i maschi era sempre più divertente che fare la femminuccia.
Anche se non ho mai pensato che mi dispiaceva essere nata donna, semplicemente perché io crescevo uguale agli uomini. Almeno finché non è arrivata l’adolescenza.
Per fortuna le cose oggi sono migliorate, perché se ne parla, le bambole non sono più: alte, magre, belle e bionde. Con gli occhi azzurri, bianche di carnagione
Per fortuna esistono i vari generi, i colori e si è capito che non è necessario dividere le cose da donna da quelle da uomini a parte forse per l’abbigliamento.
Perché alla fine siamo tutti uguali, forse l’unica differenza, se proprio vogliamo cercarla, fino a un certo punto è per quello che riguarda la forza fisica.
Libro consigliatissimo alle principesse di tutte le età.
Principesse: Eroine del passato, femministe di oggi, la trama:
Bionde, bellissime e sempre in attesa di un principe: le principesse delle fiabe tradizionali ci hanno cresciuto e continuano a farlo.
Ma oggi, che provengano da un libro, un film o una serie, Cenerentola e Buffy, Biancaneve e Sailor Moon, Mulan e Xena, la Sirenetta e Scully (e molte altre) servono anche a rendere visibili le gabbie, arrugginite ma tenaci, del sessismo, dell’omofobia e del razzismo.
Leggerle ci permette di costruire immaginari in cui non ci sia spazio solo per principesse, streghe o guerriere, ma per donne, persone queer, persone con disabilità o di etnie che non vediamo mai rappresentate.
Non si tratta di una questione etica o di politicamente corretto, è una necessità: abbiamo bisogno di nuove storie per poterci ricollocare in un mondo in cui i modelli stereotipati stanno perdendo centralità.
Una rivoluzione che non è una battaglia per occupare spazi, ma una sete di altre storie, che ci aiutino a mettere in dubbio la nostra o a cominciarne una nuova. L’unico modo per farlo è restituire alle principesse il potere di raccontare la loro.
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