NE UCCIDE PIÙ LA LINGUA
Smontare e contestare la discriminazione di genere che passa per le parole.
Le parole ammazzano, ma possono anche salvare se impariamo a usarle. Come si contrastano i discorsi misogini quotidiani, nella vita online e in quella offline? Non ce lo hanno insegnato. Restiamo mute. Invece dobbiamo iniziare a parlare. Dobbiamo diventare logorroiche.
Finché non chiami le cose col loro nome non ne hai consapevolezza, ed esercitarla implica avere a che fare con i propri mostri: chiamare “stupro” un rapporto sessuale a cui sei stata spinta da ubriaca smette di sminuire il fatto.
All’autrice ha subito revenge porn
Esiste un’alternativa alla denuncia presso le forze dell’ordine: contattare Permesso Negato, rete no-profit che si occupa del supporto tecnologico e legale alle vittime di condivisione non consensuale di materiale sessualmente esplicito.
Offre aiuto nei casi di violenza e odio online mediante identificazione, segnalazione e rimozione dei contenuti dalle principali piattaforme.
NE UCCIDE PIÙ LA LINGUA, la trama:
Cerca di passarci sopra, dai.
Non dovevi vestirti così.
Potevi dire no.
Lo stupro è un’altra cosa.
Perché non hai denunciato?
L’ha uccisa in un raptus di gelosia.
Sei troppo aggressiva.
…
Non c’è donna che non si sia mai sentita rivolgere parole come queste. Parole a cui ci si abitua, tanto sono consuete. La violenza che contengono non ci stupisce, al massimo produce un groppo alla gola a cui non si riesce a dare spiegazione.
E più queste parole diventano normali, più si rischia di adottare lo stesso sguardo misogino sul mondo. Del resto, questo linguaggio non appartiene solo alla nostra quotidianità – il mondo reale e i social media – ma permea anche le pagine dei giornali, i salotti televisivi, i comizi dei politici.
E non sono mai solo parole: “ne uccide più la lingua”, perché tutto ciò che ci permettiamo di dire legittima ciò che ci permettiamo di fare. Le parole che abbiamo a disposizione danno una forma ai nostri pensieri e plasmano la realtà.
C’è un solo modo per debellare l’odio di genere che si nasconde nelle parole: imparare a riconoscerlo, a decostruirlo, e a rispondergli.
Valeria Fonte ci guida in un’analisi arrabbiata, minuziosa e lucidissima di tutti i discorsi scorretti – che siano apertamente violenti o sottilmente discriminanti – che leggiamo e ascoltiamo ogni giorno, e che non possiamo più accettare.
Smontandoceli davanti agli occhi, ci aiuta a capire come reagire e come difenderci. Perché le uniche parole con cui dobbiamo parlare, oggi, sono le nostre.
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