Poverine: Come non si racconta il femminicidio. Un libro di Carlotta Vagnoli.
Perché purtroppo ogni giorno, fatti di cronaca ci raccontano questa triste realtà.
Le donne vengono uccise, spesso per mano di chi invece diceva di amarle, che possono essere: i genitori, il marito, i parenti…
non dobbiamo dimenticarlo e nemmeno abituarci a questo stato ma combatterlo!
La vita non deve essere tolta con la violenza, in nessun caso.
Poverine: Come non si racconta il femminicidio, la trama:
«Ogni volta in cui le donne vengono ammazzate la reazione unanime è sempre quella di un composto, sommesso, quasi imbarazzato: “poverina“».
Quando leggiamo la notizia di un femminicidio stiamo in realtà leggendo un’altra storia: quella di chi quel gesto l’ha compiuto, quasi mai di chi l’ha subito.
Come se la vittima non fosse al centro della vicenda, e non potesse – neppure da morta – ricevere l’attenzione che le spetta. Un modello di narrazione che assolve retoricamente il carnefice, che giustifica la violenza già a partire dal titolo dell’articolo, che sceglie alcune parole e ne omette altre.
La voce incendiaria di Carlotta Vagnoli spazza via in un solo colpo le formule con cui il giornalismo nostrano tende a occultare i meccanismi della società patriarcale, indicando uno dopo l’altro gli anelli di questa catena. E riesce a mostrarci come fare per spezzarla.
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