Il morso della vipera di Alice Basso
«Lo sai come la penso», sorride Anita a mento alto, guardando davanti a sé.
«Lo sanno tutti che noi ragazze belle siamo delle oche senza cervello. Tanto vale imparare a farlo fruttare.»
E Clara annuisce perché sì che lo sa, come la pensa Anita. Lo sa dai tempi della scuola.
Clara: brava in tutto, riservata, efficiente e, povera stella, brutta come un due novembre, con la silhouette di uno di quei secchi cilindrici del carbone e il naso dei pugili lenti.
Anita, invece: pessima in tutte le materie, irrequieta come una lucertola e più selvatica di un gatto di strada. Nate complementari, fatte per non capirsi.
*Alle signorine perbene della vostra età, come s’insegna che devono essere?”
Carine e Obbedienti
«Be’, io di certo non sono obbediente», aveva detto Anita con un’alzata di spalle. «E io di certo non sono carina», aveva ridacchiato Clara, peraltro senza sembrarne minimamente rammaricata.
«Ma sapete cosa siete, tutte e due?» E aveva scritto, più in basso, un po’ staccato: Intelligenti
«Non ho detto le più brave, ma le più in gamba. Siete le uniche fra tutte le allieve di questa scuola che abbiano capito come trovarsi la loro libertà. Per questo vi ho messe vicine: vi dovete coltivare a vicenda.
Siate autonome, siate sveglie e siate unite.
Il morso della vipera di Alice Basso, la trama:
«Ogni mattina Anita si accomoda alla Olivetti e digita digita digita. Le storie che deve trascrivere sono belle. Anita coi personaggi entra subito in confidenza.
Tempo due racconti e le sembra di conoscerli da una vita. In ogni storia il protagonista di turno si ritrova in un agguato, in una sparatoria, in una rissa.
E Anita ormai lo sa che il personaggio ne uscirà intero, o perlomeno con buone prospettive di ripresa, perché sono racconti seriali, giusto?
Mica lo fai crepare, il protagonista che deve tornare ancora e ancora, ci arriverebbe anche un cretino; eppure a ogni lama di coltello che balugina nel buio di un vicolo, a ogni sguardo nero dell’occhio cavo della canna di una pistola.
A ogni sagoma minacciosa che si staglia contro la porta di una bisca, Anita trasale e digita più in fretta per vedere come andrà a finire.»
Il suono metallico dei tasti risuona nella stanza. Seduta alla sua scrivania, Anita batte a macchina le storie della popolare rivista Saturnalia:
racconti gialli americani, in cui detective dai lunghi cappotti, tra una sparatoria e l’altra, hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani.
Nulla di più lontano dal suo mondo. Eppure le pagine di Hammett e Chandler, tradotte dall’affascinante scrittore Sebastiano Satta Ascona, le stanno facendo scoprire il potere delle parole.
Anita ha sempre diffidato dei giornali e anche dei libri, che da anni ormai non fanno che compiacere il regime (fascista).
Ma queste sono storie nuove, diverse, piene di verità. Se Anita si trova ora a fare la dattilografa la colpa è solo la sua.
Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo ma voglio prima lavorare.
E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che però così male non sono, anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa.
Forse per questo, quando un’anziana donna viene arrestata perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l’unica a crederle.
Ma come rendere giustizia a qualcuno in tempi in cui di giusto non c’è niente? Quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. Il fascismo è in piena espansione. Il cattivo non viene quasi mai sconfitto.
Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l’intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scoprire quanto la letteratura possa fare per renderci liberi.
Tutto quello che passa dalla penna di Alice Basso risplende di unicità e stile. Dopo aver creato Vani Sarca, uno dei personaggi più amati degli ultimi anni dai lettori e dalla stampa, l’autrice torna con una nuova protagonista indimenticabile: combattiva, tenace, acuta, sognatrice.
Sullo sfondo di una Torino in cui si sentono i primi afflati del fascismo, una storia in cui i gialli non sono solo libri ma maestri di vita.
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