(Non) si può avere tutto il libro
No, non si può. Ma noi donne ci stiamo andando molto vicine, non senza sacrifici. C’è chi sacrifica i figli, la famiglia e chi la carriera riuscire ad avere tutto al 100% è davvero difficile, se non impossibile. Se ci penso tra le mie conoscenze non c’è nessuna donna che ha contemporaneamente tanti figli e una carriera da urlo.
Ricordo bene appena laureata che mi chiedevano se volessi sposarmi anche solo per un post di commessa, sono passati 15 anni e non è cambiato niente da allora se non addirittura peggiorato con la scusa della crisi economica.
La protagonista del romanzo ci prova ma a quale prezzo? Non rinuncia a formarsi la sua famiglia numerosa ma una carriera brillante come le sue competenze le avrebbero permesso sì. A volte penso che è più facile accontentarsi, volere meno, si fatica meno e si incorre in meno delusioni come nel caso della sorella della protagonista che non covava grandi ambizioni.
Solo a leggere tutto quello che fa in un giorno mi sento stanca e dove sono i viaggi, il divertimento? Vale la pena vivere una vita che sia solo un susseguirsi di doveri in famiglia e sul lavoro? Per arrivare dove? Sto ancora cercando una risposta a questi quesiti.
La trama (Non) si può avere tutto:
Sono figlia di un uomo che a 15 anni incideva sulle panchine ‘w la libertà’. Mi ha chiamata Gheula. Che in ebraico significa libertà.
Mi sono sposata giovane, a due mesi dalla maturità mi sono ritrovata a diventare esperta di batterie di pentole e lenzuola in percalle, mentre nella mia testa cercavo di memorizzare date di battaglie e formule logaritmiche.
Nel mondo ebraico osservante è vietato qualsiasi contatto fisico prima del matrimonio. Per questo due ragazzi che si vengono a conoscere, attraverso il meccanismo dei shiduchim e si innamorano, devono sposarsi entro breve.
Da me questo lasso di tempo si è concluso con il matrimonio il 2 di maggio, due mesi prima degli esami di maturità.
Non per questo però ho voluto rinunciare agli studi prima e alla carriera poi.
Ho insegnato per sette anni in università e poi ho lasciato. Le donne rimanevano sempre indietro e gli uomini, chissà perché, continuavano ad andare avanti.
Un giorno ho deciso, ricca dell’esperienza di ricerca fatta in università, di intervistare ex colleghe, amiche, compagne di master, per capire cosa stesse succedendo in Italia. Dove stessero finendo le pari opportunità.
In questo romanzo c’è lo scontro generazionale tra la protagonista Deb Recanati, pronta a realizzarsi sia come madre che come donna, nonostante i sacrifici richiesti dalla carriera accademica e i colleghi che guardano più al suo stato di famiglia che alle sue capacità. E la madre, con la sua laurea mai messa a frutto e che sul tenere insieme famiglia e carriera l’avverte: «è come se provassi a creare una miscela di acqua e olio. Prima o poi uno dei due sovrasta l’altro».
La consapevolezza che nella vita, anche se tutti ti dicono che non puoi avere tutto, tu comunque puoi e devi provare ad ottenerlo.
Gheula Canarutto Nemni
Stefania dice
Da leggere. Senza ombra di dubbio!
Genitorialmente dice
Mi hai fatto venire voglia di leggerlo, lo segno tra i desideri. Credo però che tutti debbano rinunciare a qualcosa, sia le donne che gli uomini. Apparentemente un uomo può decidere di avere sia numerosi figli che una bella carriera, in realtà poi il tempo per godersi quei numerosi figli non lo hanno neppure loro…
ciao
Flavia
angelaercolano dice
Certo hai ragione se si vogliono godere i figli anche loro devono lavorare di meno, forse volta era vero che gli uomini potevano avere tutto