Maternità secondo Save the Children: più aiuto prima, durante e dopo il parto a mamme e coppie, spesso sole davanti alle sfide della maternità
Il 29% dei Punti Nascita fuori standard; +30% la mortalità infantile al Sud; oltre 1 parto su 3 con taglio cesareo; l’8% delle neo-mamme ha 40 anni e più, 280 le mamme over 50.
Il nuovo rapporto di Save the Children “Mamme in arrivo” e i risultati del progetto “Fiocchi in Ospedale”, per l’accompagnamento di madri e genitori in 3 ospedali italiani.
Nell’assistenza alle “mamme in attesa” o che hanno appena partorito, dal punto di vista sanitario l’Italia vanta una qualità diffusa, benché non manchino alcune criticità, sensibili differenze territoriali e ancora si verifichino tragedie evitabili, come la morte di una bambina appena nata, bisognosa di terapia intensiva a Catania.
Si rileva poi una diffusa mancanza di supporto sociale a madri e bimbi, essenziale per fare fronte alle sfide che la maternità pone, anche in relazione all’età e alle condizioni psicologiche, familiari e lavorative della madre e della coppia.
Il 29% dei Punti Nascita – dove avviene la maggioranza dei parti, fatto salvo circa l’1% di mamme che dà alla luce il bimbo in casa, non è in linea con i parametri, poiché, tra l’altro, vi si effettuano meno di 500 parti l’anno; eccessivo il ricorso ai tagli cesarei, pari al 36,3% dei parti, con punte ancora più elevate in Campania (61,5%), Molise (47,3%), Puglia (44,6%), Sicilia (44,8%) . Differenze territoriali si riscontrano anche rispetto alla mortalità infantile che, pur tra le più basse al mondo, fa registrare un +30% nel Mezzogiorno, con picchi in Sicilia (4,8 bambini che perdono la vita entro il primo anno, su 1000 nati vivi), Campania (4,1), Lazio (3,9) e Liguria (3,8).
11 neonati su 100 in Italia hanno una mamma sotto i 25 anni, 8 su 100 invece di 40 anni e più e 280 sono state le mamme over 50; tra l’8 e il 12% delle neo madri, pari a un numero compreso tra le 45 e le 50 mila donne all’anno, soffre di depressione post partum; circa 400 neonati, ogni anno, non sono riconosciuti dalle madri e vengono lasciati in ospedale; per quanto riguarda i servizi territoriali per la salute materno-infantile, i consultori si sono ridotti di numero negli anni e attualmente sono 1.911: circa 1 ogni 29 mila abitanti; la copertura degli asili nido pubblici riguarda solo il 13% dei bambini 0-2 anni e scende ulteriormente in alcune regioni, toccando quota 2% circa in Calabria e Campania: d’altra parte è appena del 4,8% la percentuale di risorse destinate alle famiglie, sul totale della spesa sociale.
Ciò a fronte di condizioni sociali difficili per molte famiglie con minori: sono 1.434.000, pari al 13,8% del totale i bambini che nascono e vivono in famiglie in povertà assoluta.
Sono alcuni dati del rapporto “Mamme in arrivo” presentato oggi da Save the Children – l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti. – che ha raccolto le principali informazioni sul “percorso nascita”, il delicato iter che conduce al parto e prosegue con l’accudimento del neonato e l’inizio dell’esperienza genitoriale.
Il rapporto si inserisce nel progetto “Fiocchi in Ospedale”, avviato da Save the Children nel 2012 per migliorare le condizioni dei bambini fin dai primi giorni di vita, attraverso il sostegno al piccolo e i genitori, in sinergia con l’ospedale e il territorio. In collaborazione con partner locali (associazione Mitades a Milano, Pianoterra a Napoli, Il Melograno centro di informazione maternità e nascita a Bari) e coadiuvato da un Comitato scientifico.
“Fiocchi in Ospedale” è attivo negli ospedali Niguarda di Milano, Policlinico di Bari e Cardarelli di Napoli: 11.722 i bambini, le mamme e i familiari supportati attraverso lo sportello aperto tutti i giorni, o specifici incontri su allattamento, nutrizione, igiene e cura del bambino. Per le mamme in condizioni di vulnerabilità economica e sociale Fiocchi in Ospedale prevede un sostegno materiale (pannolini, accessori e prodotti per la cura del neonato) mentre nei casi particolarmente critici (mamme sole, giovani, straniere, donne in condizioni di povertà, emergenza abitativa, tossicodipendenze, sfruttamento e abuso) viene realizzata una dimissione protetta.
“Con il rapporto Mamme in arrivo abbiamo cercato di documentare le disfunzioni di una rete sanitaria che, pur essendo riconosciuta come una delle migliori al mondo, non assicura dappertutto e in ogni circostanza le condizioni di sicurezza fondamentali, come accaduto per la bambina neonata di Catania la cui morte è inammissibile . Inoltre abbiamo posto l’attenzione sul sostegno <<sociale>> al percorso nascita, cioè sull’insieme di servizi, misure e politiche che dovrebbero essere a disposizione della mamma e della coppia affinché il parto e la maternità siano vissuti in modo positivo. Abbiamo constatato come tale sostegno sociale sia spesso inadeguato e le mamme e le coppie si ritrovino sole, nonostante i tentativi di miglioramento promossi attraverso l’emanazione di una serie di linee guida”, spiega Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa Save the Children.
La varietà degli standard di assistenza: i Punti nascita
Se nel nostro paese sono 521 i Punti nascita, quasi 1/3 di essi (29,4% ) può essere considerato “fragile” in termini di sicurezza assistenziale, sia perché non vi si effettuano con regolarità parti naturali (meno di 500 l’anno), sia per insufficiente disponibilità di personale medico/ostetrico e di servizi di trasporto materno e neonatale di emergenza: il numero più alto di queste strutture è in Campania (20), Sicilia (18), Lazio (12), Sardegna (10).
Save the Children propone di stabilire una road map per la messa in sicurezza e l’umanizzazione di tutta la rete dei punti nascita, a partire da una chiara valutazione delle loro attuali condizioni e definendo anche eventuali utilizzi alternativi delle strutture più piccole, laddove se ne decida la chiusura.
Parto naturale o parto cesareo?
Nel 2013 sono stati 186.700 i parti cesarei in Italia, pari al 36,3% del totale, il dato più alto in Europa – quasi 10 punti sopra la media UE 27 (26,7% nel 2011) – e più del doppio rispetto a quanto raccomandato dall’OMS.
Una tendenza alla medicalizzazione da cui non è escluso neanche il parto spontaneo con la rottura artificiale delle membrane nel 32% dei casi, l’episiotomia nel 34,7%, la somministrazione di ossitocina per aumentare la frequenza e l’intensità delle contrazioni nel 22,3% dei parti.
Ma aldilà del parto, il “percorso nascita” può presentare altre criticità per quei genitori che si trovino ad affrontare, spesso privi del conforto di personale di supporto, la notizia di un grave handicap del proprio piccolo o la permanenza del neonato in una terapia intensiva.
Lo stesso allattamento, utilizzato dall’ 85,5% della mamme, per una durata in media di 8 mesi l’anno, è una pratica che necessita di un sostegno molto maggiore e continuativo, rispetto al breve apprendimento che si fa in ospedale.
Mamme over 40, mamme straniere, madri “teen” e “segrete”
Mentre il numero di nascite continua a scendere attestandosi a 514.000 nel 2013, aumenta il numero di mamme straniere pari al 20% (per la maggioranza rumene, marocchine, albanesi, cinesi) a fronte dell’80% di bambini nati da madri italiane. Per quanto riguarda l’età delle neo-mamme, quella media è 31 anni e 171.000 sono i nuovi nati da mamme 30-34enni ma la tendenza è a spostare la maternità sempre più avanti negli anni, a fronte di una riduzione delle mamme”teen ager”: quasi 8 neonati su 100 hanno una madre di 40 anni e più mentre 11 su 100 con meno di 25 anni. Guardando alle sole mamme italiane, le percentuali quasi coincidono con l’8,4% di neonati da quarantenni e l’8,7% da madri sotto i 25.
Nel 2013, inoltre, quasi 3000 bambini avevano una mamma con 45 anni e più e 280 i nati da madri cinquantenni.
Al sud questa tendenza è meno evidente: infatti il 13% delle neo mamme ha meno di 25 anni, mentre solo il 6% tocca i 40. Le mamme più mature si registrano in Liguria, Lazio e Sardegna (rispettivamente, 9,6%, 9,7% e 10,9% le 40enni sul totale).
In diminuzione sono invece le maternità molto precoci, di ragazze con meno di 18 anni: Nel 2009 erano 2.434 e addirittura 3.142 nel 1995, mentre scendono a 1.922 nel 2013, tra le quali 1.551 italiane, pari allo 0,4% del totale delle nascite.
“L’estrema varietà dell’ età materna esige che i percorsi nascita e le relative prese in carico delle mamme tengano in conto una grande pluralità di variabili”, spiega ancor Raffaela Milano. “Sempre più consistente è poi la presenza di mamme straniere che richiederebbe, sia in ospedale che sul territorio, una importante opera di mediazione culturale”.
Particolarmente delicata è poi la condizione delle mamme che decidono di non tenere il bambino e di partorire in anonimato: mamme “segrete”, diverse centinaia, per lo più straniere, giovani e alla prima gravidanza. Un fenomeno che riguarda soprattutto il Centro Nord, dove gli ospedali sono grandi e la legge sul parto in anonimato più conosciuta.
I consultori
Benché la più ampia dopo i comuni, la rete dei consultori è frammentata e con un’offerta di servizi che varia da regione a regione, sottolinea il rapporto “Mamme in arrivo”, di Save the Children.
In Valle D’Aosta il numero maggiore di consultori(3,5 per 20.000 abitanti).Seguono Toscana (1,4) ed Emilia Romagna (1,1) mentre la minore copertura si rileva in Molise, Friuli Venezia Giulia, Trento e Bolzano Grazie alla compresenza di diverse figure professionali quali ginecologo, ostetrica, psicologo, assistente sociale, pediatra, il consultorio dovrebbe garantire un approccio globale alla salute materno-infantile ma ciò non sempre si verifica, per una serie di ragioni quali scarsità di fondi, – pochissime regioni hanno previsto appositi capitoli di bilancio peri consultori -, di personale – circa 1/5 delle strutture dispone di un’équipe completa- e dei servizi offerti.
La conciliazione fra maternità e lavoro rappresenta un’ulteriore sfida per le neo-mamme: circa 1/5 delle donne lascia o perde il lavoro dopo la gravidanza, con un aumento di coloro che si ritrovano forzatamente in tale condizione.
Per quanto riguarda poi la disponibilità di servizi a supporto della donna e della famiglia, come gli asili nido, sono presenti a macchia di leopardo e con notevoli disparità territoriali.
“Il percorso nascita non può continuare ad essere a ostacoli e bisogna intervenire perché, insieme al miglioramento dell’assistenza sanitaria, si rafforzi la rete degli interventi sociali per le neo-mamme e coppie, assicurando continuità di cura fra ospedale e territorio e il coordinamento degli interventi di sostegno del percorso nascita, inclusi quelli delle organizzazioni non profit, come il progetto Fiocchi in Ospedale di Save the Children”, sottolinea Raffaela Milano.
“Inoltre per prevenire situazioni di maltrattamento, abuso o di grave disagio materno è necessario definire protocolli che escludano, in qualsiasi circostanza, le dimissioni ospedaliere di una neo mamma che mostri gravi condizioni di fragilità sociale o psicologica, senza una adeguata presa in carico, da attivarsi già durante il ricovero ospedaliero”, conclude Raffaela Milano.
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